PANTANI ERA UN DIO. NUOVA EDIZ.
17,00 €
«Dieci anni dalla prima edizione di Pantani era un dio, quindici dalla nascita della casa editrice 66thand2nd, venti dalla morte di Marco. Non so se il tempo fa giustizia, o se il tempo giustizia, so che Pantani è ancora qui. A Cesenatico, sul Ventoux, a Campiglio, sul Carpegna. Nella memoria, nella leggenda, nel mito. Ma anche nei dossier, nei tribunali, negli archivi. E in certi misteri che non tutti, dieci quindici venti anni dopo, vogliono svelare.» - Marco Pastonesi, Pantani era un dio, postfazione alla nuova edizione
In quasi dieci anni di professionismo Marco Pantani ha vinto poco più di una trentina di corse, un bottino modesto se paragonato a quelli di Coppi o Merckx, Moser o Cipollini. Eppure il Pirata ha conquistato la storia e il popolo del ciclismo come da tempo nessuno riusciva a fare. Perché era uno scalatore che veniva dal mare. Perché è decollato sul Mortirolo e sul Galibier ma è precipitato nella cocaina e nella depressione. Perché inseguiva l’amore ma finiva a puttane. Perché era un uomo solo. Nel ventennale della scomparsa, 66thand2nd propone una nuova edizione corredata da un ultimo capitolo inedito di Pantani era un dio, in cui Marco Pastonesi ha ricostruito la carriera del Pirata raccogliendo le testimonianze di chi lo ha frequentato da vicino: i suoi gregari, i dirigenti sportivi, gli amici delle piadinerie. Una polifonia di voci inattese che restituiscono la Romagna da cui non si è mai separato, le montagne che lo hanno consacrato a mito, gli scalatori del passato di cui è stato erede, e le debolezze dell’uomo: il doping, qui raccontato da una prospettiva che scardina i luoghi comuni sul fenomeno, e la droga. «Se Pantani era un solista, e un solitario,» scrive l’autore nell’introduzione «questo libro è il coro delle tragedie greche, è la banda che accompagna un feretro nei funerali di New Orleans, è cento cantastorie che raccontano le gesta di un guerriero, di un bandito, di un pirata, ed è anche una cartina geografica. Qui non c’è giudizio, non c’è sentenza, non c’è verdetto, non c’è ordine di arrivo né classifica generale. Ognuno ha la sua versione».
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